Con un misto di curiosità mi sono ritrovato seduto in semicerchio, come in una di quelle sedute di autocoscienza che fanno tanto “Alcolisti anonimi”.

Compagni di viaggio altri over 40, ognuno con il suo vissuto ma tutti accomunati dalla medesima condizione di blocco emotivo misto a disistima, perché disoccupati.

Imprigionati in un loop circolare che non riesci a interrompere: sei senza lavoro e quindi ti senti sfiduciato o non credi più in te stesso perché non lavori.

Tutti molto concentrati a dire che il problema sta fuori di noi.

Il progetto “Ricomincio da me”, nato in collaborazione con l'Associazione Lavoro Over 40, prevede 3 incontri a cadenza mensile in compagnia del coach di Interago Academy,  Adriano Anibaldi, e invita a fermarsi a pensare o ri-pensare sé stessi.

Nel primo ci hanno fornito degli occhiali per guardare dentro di noi, nel secondo li abbiamo inforcati ed è stato doloroso osservare la realtà perché per qualcuno è stato un po' come prendere coscienza, nonostante l'età, che Babbo Natale non esiste.

Il terzo, sulla scrittura relazionale, è stato, a giudizio mio e degli altri partecipanti, il più complesso poiché incentrato sulle difficoltà di una comunicazione in differita.

3 giornate per andare a riprendere la nostra personale cassetta degli attrezzi, nascosta nella soffitta della nostra anima. Una bella lucidata, tanto olio di gomito e saranno di nuovo pronti all'uso. Al termine del percorso li utilizzeremo per dimostrare, prima di tutti a noi stessi, che sappiamo essere e sappiamo pure fare.

Che siamo ok come lo sono anche gli altri, che siamo in grado di dare il nostro contributo al mondo, ognuno con le sue qualità peculiari.

Perché NOI valiamo, come recita un payoff di uno shampoo, anche se, superati gli “anta” i capelli si fanno grigi. Per chi ancora li ha.

Ma andiamo con ordine.

Partendo dalla massima di Paul Watzlawick “Non è possibile NON comunicare” abbiamo capito che gesti, postura, tono di voce ed espressioni del viso dicono molto di noi e del nostro stato d'animo. Più delle parole. Ed è quello che l'altro percepisce e ci restituisce. Per farla breve, le 7 emozioni primarie universali: felicità, rabbia, paura, tristezza, disgusto, disprezzo e sorpresa sono dipinte sul nostro volto e ci rendono umani, simili agli altri pur mantenendo la nostra unicità.

Una volta riconosciute le proprie emozioni, gli occhiali per guardare dentro di noi, si è passati alla relazione tra due individui nel qui ed ora.

La slide che introduceva il concetto di '' IO relazionale” non si riferiva agli stati dell'io, Es, Io e SuperIo, di freudiana memoria che avrebbero richiesto anni di approfondimento del nostro passato, associati a transfert e un comodo divano.

Adriano ha avuto pietà e si è rifatto al pensiero di Eric Berne e dell’Analisi Transazionale in cui la relazione tra due individui è il frutto dell'interscambio (transazioni) tra tre differenti stati dell'IO: Genitore, Adulto e Bambino (GAB).

Qui le ferite si sono riaperte perché spesso, nella relazione con gli altri, non sempre siamo consapevoli in quale stato dell'IO siamo: ossia in che percentuale a parlare è il nostro genitore normativo/giudicante o affettivo/rassicurante, il bambino adattato/compiacente  o libero/spontaneo o l'adulto consapevole che vive il qui ed ora.

Slide con concetti “potenti”, clip tratte da film, role play hanno stimolato dibattiti, scambi di opinioni da cui ognuno è uscito più ricco, forte dei commenti altrui.

Il tema della negoziazione ha, infine, introdotto il concetto di conflitto relazionale.

Abbiamo riposto elmetti e baionette e iniziato a vedere il conflitto non come una disputa, un duello all'arma bianca, ma una opportunità di scambio, di crescita. Che va affrontata, disinnescata, ma mai evitata perché alimenta quel senso di prigionia che ci fa rimanere bloccati con le nostre paure e nutre il senso di fallimento.

Il terzo incontro che ha chiuso il ciclo ha messo in pratica gli insegnamenti degli altri due. Quando ci rivolgiamo a un potenziale datore di lavoro in risposta a una ricerca professionale o proponiamo una candidatura spontanea dobbiamo sempre ricordare che scripta manent.

Di conseguenza la mail va pensata e organizzata. Sono tante le domande da porci e a cui dare risposta prima di metterci alla tastiera.

Chi ci legge?  Perché dovrebbe dedicarci il suo tempo? Riusciamo a instaurare un rapporto col destinatario della nostra missiva? Risulta chiaro perché scriviamo? Cosa vogliamo ottenere in un rapporto win/win in cui entrambi otteniamo un beneficio? E, soprattutto: cosa possiamo fare noi per lui e per la sua azienda visto che l'iniziativa parte da noi?  

Una cosa è certa: al temine dei tre incontri non eravamo gli stessi di quando avevamo cominciato. Per acquisire consapevolezza ci vuole tempo, duro lavoro e voglia di rimettersi in discussione. Il prezzo da pagare è doloroso perché in fondo quella gabbia era diventata una zona di comfort e uscirne fa un po' paura perché ci si sente fragili.

Abbiamo invece scoperto con una certa sorpresa di essere tenaci, validi, vincenti. In una parola: OK. È tempo di sostituire le lenti scure con nuovi occhiali, mettere mano agli strumenti della cassetta degli attrezzi, come farebbe un bravo artigiano, e guardare con fiducia al nostro futuro.

Autore

Fabio Peroni

Incontra Interago Academy in occasione del percorso formativo dedicato all’associazione Lavoro Over 40 e decide di condividere la sua esperienza nel nostro blog. Ha una lunga esperienza professionale come copywriter. Collaborando con diverse agenzie pubblicitarie ha dato voce, anima e corpo a prodotti e servizi attraverso headline, body copy e pay off.